28 marzo 2008

Le trappole delle parole: licenziamenti, non esuberi

«Il linguaggio ha pronte per tutti le stesse trappole:
la straordinaria rete di strade sbagliate ben tenute.
Così vediamo una persona dopo l'altra percorrere le stesse strade
e già sappiamo dove uno girerà, dove proseguirà dritto
senza notare la deviazione, ecc. ecc


Ludwig Wittgenstein
Gli ani '60 e '70 son passati, ahinoi secondo alcuni addirittura trapassati e remoti, comunque, a prescindere dalla modalità temporale che ci lega loro qualcosa ci hanno insegnato, roba del tipo che il linguaggio, le parole, son politica, dato che politico è il dar forma al mondo od a qualunque cosa ci sia fuori dalla nostra testa. E la realtà là fuori ha il vizio di darsi parecchio da fare, e qui come al solito la si rincorre, ad esempio in Alitalia si mettono sulla strada 2100 persone e da più parti, perfino progressiste, si parla di ESUBERI, termine che gira da un po' al posto dell'evidentemente più sgradevole "licenziamenti". "Esuberi" propone effettivamente enormi vantaggi, innanzitutto è un termine che connota come una situazione di fatto, come un eccesso, un'escrescenza naturale, un surplus ed inutilità della realtà stessa, delle persone coinvolte che sono esse stesse "esuberi", quella che invece è, comunque la si veda, un'azione, ovvero il licenziamento (termine derivato da un verbo) che non è uno stato di cose ma una decisione umana che quindi ha responsabili (buoni o cattivi che siano). Questo termine prettamente burocratico ha la genialità della burocrazia che come sempre nega sé stessa liddove si impone nel nascondimento linguistico, apre infatti uno spazio di non responsabilità oggettivando quello che invece è un agire che, pur avendo (speriamo) legami con la realtà, è discrezionale, contestabile, e soprattutto è di qualcuno, da parte di qualcuno, qualcuno -la dirigenza - che vuole qui mostrarsi semplicemente costretto e non più decisivo. Inoltre, e mi si perdoni forse il facile scivolamento semantico, "esuberi" rimanda all'esuberanza giovanile, un traboccare di vitalità e anche scalmanìo di voci, di urla, insomma si riducono i 2100 lavoratori a dei giovinotti che vanno con mano ferma ma tranquilli ricondotti a più miti consigli, all'età adulta e sensata (quella della realtà oggettiva, che impone appunto, più che quella della decisione paterna), ché tanto loro son giovani, son esuberi, e che vorrano mai capire adesso? poi si renderanno conto...

27 marzo 2008

Elogio della cassetta, e suo pallido recupero nostalgico



Le audio-cassette sono ormai dei reperti, esaurite e fuori produzione, il che nel mondo d'oggi dì vuol dire essere fuori dal mondo d'oggi dì e sicuramente anche da quello dei giorni a venire. Così come sono scomparsi o quasi mangia-nastri portatili prima, walkman poi e così tutti gli altri amabili riproduttori di questo primo strumento di liberazione musicale, ché "farsi una cassetta" era uno dei momenti mistici di quella cosa che gli altri ti chiamano adolescenza ma tu nel mentre sai solo che suona forte e c'ha bisogno di una colonna sonora fluida ma costante. E così costruisci quegli strani pezzetti di te in metropolitana aggrappato ad appigli precari come ipotesi metafisiche, ma ti reggi cantando su una cassetta molto lo-fi che ti assorbe, ti accompagna, ti esalta e ti àncora dove sei, solo per scoprire che non sei lì in metro ma altrove, potenza della vera musica che realmente e fisicamente si consuma. Poi un giorno scopri addirittura che gli stereo c'hanno degli automatismi per catturarla dai Cd e metterla in quelle due bobine dentate che non puoi fare a meno di stuzzicare, e allora ti metti lì e ne fai -homo faber musicae suae- a decine di cassette. La miscela e la chimica dell'accostamento sonoro si spalanca per te, per gli amici, per quelle che ti piacciono -ché oramai le ciocche di capelli né si danno più né si chiedono in pegno-, con quel gusto fra la libertà e l'irrevocabilità della scelta (c'avete mai provato a sopraincidere un solo singolo pezzo sopra un altro, non troncando nessuno degli altri? beh, rientra fra i lavori iper-usuranti oltre che folli). Insomma, questo passaggio rituale della nostra vita che educava e spalancava la scelta, l'individuazione e le sue conseguenze, attraverso uno scartoccìo di plastica, alcuni tasti da premere con destrezza e sincronicità e la precisione amanuense del vergar nomi di persone, città, e canzoni in spazi ristretti, ebbene tutto questo oramai non c'è più. Ed internet, che delle nostre nostalgie si alimenta, dalle canzoni dei cartoni animati ad i vecchi spot, ci dà questo surrogato che ci riporta ad i giorni passati, ma è solo una "playlist", non c'è nastro, non c'è quasi intoppo, ma almeno c'è la musica, spingete pure PLAY.

26 marzo 2008

Politica italiana, et similia

tratte dal sito fratello, discarica di questo blog, alias arte-fatti - che si invita nuovamente e spudoratamente a visitare ed a registrarne il feed che segnala i nuovi post -alcune dimostrazioni della valenza politica italica, e di come tutto il mondo sia da questo punto di vista (bel)paese, insomma un bell'elenco di se-non-realtà d'opposizione e di governo:

- Moccia spiega l'amore dei gggiovani per Berlusconi: "In lui vedono una figura paterna"

- "Rutelli, linea dura sui romeni, non sarò buono con quelli cattivi", il sofisticato linguaggio politico delle itale genti

- In Russia nasce il partito delle bionde, anche per quelle che lo sono solo "dentro"

- Il leader inglese conservatore David Cameron ha fra i suoi eroi ambientalisti Keeley Hazeel, una "topless model" del Sun

21 marzo 2008

Se ci si mettono pure i pirati

In uno dei siti "pirata" per scaricare mp3 che frequento -beninteso, a solo titolo di perditempo che ha già letto tutti i feed dei vari blog che segue, e che con la rassegna stampa di senato e camera si è annoiato molto, e poi repubblica.it è sempre uguale e lostpedia non l'hanno aggiornata, e che però non vuole saperne di alzarsi dal computer e vivere un po' di vita vera-, ho appena trovato Meno Male Che Silvio C'è, l'inno che un tizio con problemi seri di costipazione ha elevato non ad i tanti Silvi che hanno fatto grande questo paese, un Pellico, un Piola, anche un Orlando, un Soldini o perfino un Sircana, ma con grande scarsità di spirito -che deve essere connessa a quella della voce- all'intestario della tessera P2 1816. Il signor Silvio, commosso, ahi noi l'ha ripreso ed usato come tappeto sonoro in varie tappe della campagna elettorale, anche se stranamente non l'ha incluso nel Kit del candidato.

Il forum di scaricatori suddetto ha reagito con comprensibili improperi e parolacce all'accaduto, con grande tensioni che sintetizzavano questi ultimi 15 anni di politica -«ladro/fascista» vs «comunisti, il capo è il migliore, bello, alto e pieno di soldi»-, e più moderati inviti a tenere fuori la politica (sempre che a ciò pertenga l'incessante incensamento del capo del brano menzionato, e non rimandi invece a branche della psichiatria, forse quella criminale) dalle pratiche sanamente illegali che lì si svolgono.

A parte questi vari segnali della fine del mondo -la canzone in sè, la sua diffusione da parte della comunità piratesca italiana, ché i pirati col potere e le sue glorificazioni ci hanno sempre combattuto- un altro ne è emerso. Andando sul sito che si chiama come la canzone si scopre infatti che il suddetto tizio costipato, autore di un plagio peraltro, vende il Cd con il singolo pezzo + una comoda maglietta azzurra, ovviamente, e con il logo della canzone su sfondo cielo di windows/forza italia, il tutto a comodi 15 euro -quasi capisco i pirati berlusconiani, quasi. Oltre a ciò sono disponibili, sempre marchiate dallo Slogan, una cravatta e, sublime ironia, una bandana.

20 marzo 2008

Ah, ecco!


Scoppiettante intervista di Tremonti, ed i conti, almeno quelli umani, finalmente tornano (!):

Ho fatto le notti chiuso in un armadio, con un anziano che studiava (di solito in collegio si studiava di notte fino all’alba) e ogni mezz’ora una sveglia mi obbligava a simulare il bollettino dei naviganti, scandendo il segnale orario. Se non lo facevo erano botte.

Copiavo. Soprattutto matematica. E facevo copiare. Campavo di scambi. Ne avevo bisogno. Due anni ho avuto esami a ottobre

Nella mia vita non ho mai incontrato un gay scemo, mentre ho incontrato tanti altri assolutamente cretini fuori del mondo gay.

Poi rivela il suo entusiasmo per Laura Pausini («L’ho conosciuta a Che tempo che fa, e dopo l’ho sentita cantare: è fantastica»). E di Madonna dice: «È un mito ».

07 marzo 2008

Il pianto di Berlin

They're taking her children away
Because they said she was not a good mother
They're taking her children away
Because she was making it with sisters and brothers
And everyone else, all of the others
Like cheap officers who would
Stand there and flirt in front of me

Lou Reed, The Kids


C'era una storia, una storia di leggende e invenzioni, che era da un po' che volevo raccontare, in realtà la storia è già là, fra le pieghe della rete (che cosa non c'è ?), ma mi andava di metterla qui, insomma i blog sono regni dell'effimero e del già visto ma è pur sempre il mio effimero (da ephemeros, che dura un giorno, come ogni diario -log- o quotidiano che si rispetti o dispregi).

Per arrivare al dunque, c'è un notevole e bellissimo album di Lou Reed, su cui mr. vicious è ritornato recentemente per proporlo finalmente live, un concept, uno dei primi della storia del rock, che eravamo -erano- nel '73, e che si chiamava e si chiama Berlin e che dopo le gioie della vita dissoluta e bohemien di Transformer (quello di Perfect Day, di Walk on the wild side, di Vicious) canta la tremenda vicenda -brechtiana è un aggettivo da molti adoperato- di un rapporto di droga e sfruttamento, prostituzione e disperazione, fra due giovani nella Berlino anni 60-70. Una roba tosta, all'epoca non molto apprezzata proprio perchè sottolineava troppo il dark side (che è dello stesso anno non a caso) di quegli anni eccezionali, con i suoi bellissimi arrangiamenti orchestrali -ci suonano dei musicisti incredibili- e la struttura quasi operistica che coinvolge i due protagonisti, le loro vicende, ed i loro bambini.

E qui arriviamo al dunque del dunque, c'è una canzone infatti, in cui probabilmente è lui a parlare, che racconta di come assistenti sociali o roba simile portino via a lei i suoi bambini. E lui commenta, tra il distacco e lo stordimento «But since she lost her daughter/Its her eyes that fill with water/And I am much happier this way». Il produttore, Bob Ezrin (quello che poi farà The Wall dei Pink Floyd, tanto per capirci), per aggiungere pathos e dramma a questa canzone straziante, inserì delle grida disperate di un bimbo decisamente piccolo, che si contorce dal dolore e piange urlando "Mommy...mommy" per una trentina di secondi impressionanti. E qui le leggende: i pianti sono così realistici, veri, che da anni girano varie versioni, la prima vorrebbe che Ezrin, in un momento di crudele cattiveria artistica, e di poca lucidità a causa delle droghe che lui stesso ricorda abbiano dominato quel periodo, abbia detto a suo figlio, con i microfoni pronti, che la madre era morta. Proprio oggi su Repubblica, in un'intervista ad Ernesto Assante mr Bob Ezrin smentisce questa versione -ecco il perchè del post. La seconda versione, un po' meno infame per il povero bimbo, vuole che la madre fosse fuori dello studio, con il piccolo chiuso dentro che implorava di raggiungerla. La terza versione, quella che 'preferisco', che mi fa più paura, e che forse proprio Ezrin conferma oggi, sostiene che semplicemete Ezrin chiese al figlio di piangere, ed il bambino si fece tanto prendere dal tutto che ci vollero ore per calmarlo, così preso nel suo strazio -son leggende, quindi alle volte è mezz'ora, alle volte tutta una giornata-, insomma disarmante potenza della finzione, ma soprattutto la forza enorme del gesto -non piangiamo perché siamo tristi, ma siamo tristi perché piangiamo diceva lo psicologo William James. Nelle parole di Ezrin c'è perlomeno un vago senso di tutto questo, e questa terza possibilità getta per me una luce opaca e inquietante su quanto oggi afferma a Repubblica«il pianto è di mio figlio Joshua, al quale chiesi di caricare al massimo la sua 'interpretazione'. E lui lo fece con molto impegno»

vabbè, dopo tante ciarle, andando nel tumblr/discarica di questo blog vi potere sentire la canzone, che è meglio.

06 marzo 2008

la teoria delle stringhe






«per i laici la vita ha un valore assoluto, invece per i credenti ha un valore relativo perchè appartiene a Dio e dopo gliela devi ridà» «pro life e pure pro-after life» «lascia perde se crediamo o non crediamo, stamo a fa' un lavoro preciso noi... ingerenza poi non c'è, manco sapevo che vol dì ingerenza, pensavo che venisse da ingerì, magnà, pensavo "ci sarà una polemica sul fatto che se magnamo i soldi dell'ici dell'otto per mille"». «ma che pensi che noi venimo dalla montagna del sapone? che non viviamo nel 21° secolo? che non li leggiamo i libri, i giornali, che non vediamo discovery channel? A Serè ma tu la teoria vera dell'universo sai qual'è, quella vera, ce stanno le equazioni, la M-theory, l'evoluzione della teoria delle stringhe degli anni'70, non è che io ce credo, è la realtà, ce stanno le equazioni»

In questa epoca di campagne elettorali, di conquiste del nord, del sud, del centro che si fa destra e sinistra e accentra di se tutte le bandiere, pure Calearo, alla fin fine ho capito che c'è un solo uomo in cui credo, a cui affiderei tutto, l'unico vero comico e rivoluzionario -altro che Grillo- per cui non solo scenderei in piazza, ma addirittura prenderei le armi... e bagagli (e che vi credevate?) e lo seguirei in capo al mondo. Peccato che sia davvero troppo intelligente e bravo per chiederci qualcosa del genere.