30 novembre 2009

La svizzera verde

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A me questo referundum svizzero che vieta la costruzioni di nuovi minareti mi fa venire in mente De Gregori, quando in Pablo cantava della «Svizzera verde», dove evidentemente però con la notazione di colore intendeva "leghista".

Ché De Gregori non è nuovo a queste previsioni, un po' di tempo fa, quando uscirono fuori le foto di Berlusconi in bandana, pensai a quel pezzo del 89 in cui cantava «Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila, sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila», e ne parlai qui. Insomma, abbiamo trovato un nuovo Nostradamus, via alle esegesi.

18 novembre 2009

La famiglia Obama contro Thomas Pynchon

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parola di Wiki*:

- la madre di Obama (1942-1995) era stata chiamata "Stanley", come suo padre, perché il padre voleva un maschio

- da bambina e da ragazzina veniva chiamata da tutti "Stanley". e non solo, visto che tutti i ragazzini la prendevano in giro "lei si scusava di ciò ogni volta che si presentava in una nuova città"

- finalmente al college, 17-18 anni, si inizia a far chiamare con il suo middle name, Ann (fiuu), ah, nel mentre era una stata una teenager tosta, indipendente, femminista, che metteva in dubbio l'autorità dei prof, atea o agnostica. stiamo parlando di una ragazzina degli anni 50.

- il padre e la madre di Barack si sono incontrati nel 1960 al corso di Russo (!) dell'università delle Hawaii (e Barack sr già aveva lasciato una moglie incinta in Kenya, ma ad Ann-Stanley lo dice tre anni dopo, sostenendo di essere divorziato). A 18 anni Ann-Stanley rimane incinta e si sposano.

-la sorellastra di Barack Hussein Obama, che mamma Ann-Stanley ha dal secondo marito Lolo Soetoro, si chiama Maya Kassandra.

- Ann-Stanley era un'antropologa, o meglio nel 1992, alla tenera età di 50 anni prese il suo dottorato in antropologia, nel mentre, dopo il secondo divorzio, si era viaggiata l'Indonesia, il Pakistan, fra microcredito, Peace Corps e qualche ONG.

- Ann-Stanley era una lontana cugina di Dick Cheney (sapevo della parentela, ora so pure da chi dipende)

- Ann-Stanley collezionava tappeti (batik) indonesiani e altri prodotti tessili, e la sua collezione nel 2009 è andata in giro per tutti gli States.

Insomma, con Stanley-Ann, bigamia, corsi di Russo, antropologhe femministe, etnie kenyane, Dick Cheney e soprattutto Kassandra con il K, direi che in questo scontro con Pynchon, o con qualsivoglia romanzo postmoderno, vince la famiglia Obama-Dunham**

*rendiamo grazie a wiki

03 novembre 2009

Soile Lautsi



Del caso odierno che vede la corte di Strasburgo intimarci di togliere i crocifissi dalle scuole, una cosa mi colpisce, ovvero che la querelante, la molla che ha portato a cotanta decisione, a siffatto scandalo, oltre ad essere una "madre", come viene riportato nei vari siti di notizie con un pelo di patetismo, sia anche e soprattutto finlandese, o di origine finnica -le fonti sono discordanti.

Ecco, io un po' di tempo fa avevo un amico norvegese, amante del pop di qualità e della buona musica, del buon vino rosso, della lingua italiana tanto da impararsela qui ben bene, e che ogni volta mi restituiva fresca e spiazzante - era estremamente colpito da quante volte gli dicessi "Mi raccomando...", insomma la frequenza delle raccomandazioni e l'ambivalenza della parola lo facevano sorridere della nostra terra, o almeno della mia parlata.

Insomma, il buon Roy una volta parlando dei Finlandesi mi disse che nei paesi scandinavi sono oggetto di barzellette come da noi i carabinieri, o come i belgi in Francia (credo), però con una vena di pazzia e follia che si univa a quella dell'ingenuità. Chiarì tutto con una battuta "Hai presente Kaurismaki? Ecco". Forse li chiamò i meridionali del nord, forse me lo invento io, ma nella meridionalità si mischiavano -si mischiano ora nella mia testa rievocata dal termine- malinconia, spossatezza e indolenza quanto la vodka secca e tagliente sulla pelle fine e arrossata da una certa intemperanza, da una certa follia silenziosa quanto assurda.

Ed ora io me la immagino quella gentile e folle signora -pur madre potrebbe essere anche signorina, non sposata, nubile, single o vergine, vero che le finlandesi son capaci di tanto-, la nostra Soile Lautsi, nome che nasconde chissà quali stralunati suoni, surreali emozioni e bizze di pronuncia, che lì, ad Helsink sud, alias Abano Terme, nel lontanto 2002 muove guerra, legale e quindi fredda, ma sempre guerra, alle bigotterie di uno stato caldo e molle. Si muove verso nord, Soile, non il suo di nord ma quello di Strasburgo, la "città delle strade", e di qui, ad Abano Terme, in terra di bianco e terme e cattolicesimo - vuoi mettere la vodka, la sauna e il loro nichilismo?-, attende e aspetta con la pazienza della saggia o della stolta, di staccare il crocifisso da delle mura su cui ha lasciato il segno e si è incrostato, che pur di non toglierlo direbbero che è portante, che crolla la scuola, la società, l'europa.

E sempre lei, eccola, con la sua causa vinta, la sua richiesta razionale, sensata e quindi inevitabilmente folle e parossistica in un paese (mondo? universo?) che non ama i sensi, le ragioni, eccola, Soile ha fatto sì che l'Italia entri in guerra, fredda e quindi per noi intollerabile, con l'Europa stessa, ed ecco che arriveranno gli embarghi, le condanne mondiali, le risoluzioni dell'Onu, forse perfino le bombe intelligenti. Finalmente una guerra di religione che valga la pena, una guerra contro la religione che si vuole piglia tutto, dai soldi, ai muri delle scuole come dei tribunali, ai voti, ai medici, alle coscienze come alle sue obiezioni, alle trasmissioni televisive che parlano di miracoli come se constatassero l'ovvio, insomma tutto questo finisce, finirà, inizia la guerra, i caschi blu, i sacchi di sabbia alle finestre, tutto per Soile, finnica italiana, come in un film di Kaurismaki.

p.s. i sette giudici della sentenza, ché anche a loro vogliamo bene, sono invece dell'Europa tutta:
Francoise Tulkens (Belgio, presidente), Vladimiro Zagrebelsky (Italia), Ireneu Cabral Barreto (Portogallo), Danute Jociene (Lituania), Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajò (Ungheria), e Isil Karakas (Turchia).