18 maggio 2010

I cattivi ora sono solo ladri? [pensieri spersi]


Forse i cattivi ora sono cambiati, ora che la P2 è al governo, che i sindacati son divisi, la magistratura delegittimata, i media azzittiti, che ci sono quasi due soli partiti, insomma ora che il programma della loggia massonica Propaganda 2 (la seconda loggia massonica è la più difficile, nella carriera di un golpista) è realizzato, forse i cattivi rubano solo. Più che complottare per sovvertire l'ordine dello stato che è oramai loro, pensano solo ai soldi e alle case da farsi regalare, alle escort e alle tangenti; il complotto ora si è sciolto nel malaffare, nella corruzione, e però abbiamo parallelamente lo stato in sovversione continua -la loggia governante deve continuare a propagare e propagandare se stessa, salvare le proprie aziende, la propria impunità.

Insomma a distanza di 30/40 anni abbiamo cattivi più gretti e banali e prevedibili, meno spectre, mefistofele o rasputin, e più ladri. Forse è un effetto della loro istituzionalizzazione.

Ma d'altronde anche negli anni '70 e prosecuzione i cattivi non lo facevano (quello che facevano) per soldi? Perché fottere sindacati, giornali, mettere su una politica di stragi e tensioni e pensare a una "rinascita democratica", come la chiamavano loro, se non per fare soldi, senza troppi vincoli? Certo, c'è e c'era "il potere", ma il potere di fare cosa? i soldi stessi forse, o altro potere. C'era pure l'Urss allora, quelle cose chiamata ideologie e i due blocchi, ma, ammesso che ciò fosse tra i pensieri di Licio Gelli e compagni massoni, il problema con l'Urss era che se ci conquistava, se i cosacchi entravano a Roma (???!!!), i nostri amici della P2 avrebbero fatto meno soldi -"meno", ché un modo lo trovavano per mettersi d'accordo- e avrebbero perso (il) potere. Insomma Urss o PCI avranno convinto un po' di militari, o di reazionari puri, a tramare, ma l'intento generale pare fosse il solito -ah, comunque Urss e Pci erano "anticapitalisti", che coi soldi mi pare che c'entri.

Insomma i soldi erano e sono l'obiettivo (mi piace riscoprire l'ovvio); è il mezzo che è cambiato, niente logge e complotti e bombe, ora c'è il governo e le mazzette e le leggi dello stato -forse questa è la vera spectre. Ma questa non voleva essere una reductio ad soldonum, ad pecunias quae non olet.

In realtà, qui per iscritto, ché almeno mi distraggo di meno, volevo capire che cosa abbiamo dinanzi fra cricche, anemoni e prelati, e servizi e ior, e case e mazzette e mignotte, ché tutto sembra così identico e triste ripetizione degradata di quel che è stato, un mischione fra tangentopoli e anni '60 e '70, dove però tirare in ballo servizi e ior oramai non rimanda più a nessun golpe o aura di mistero, a grandi vecchi . Non l'ho ben capito -ancora, che ci ritornerò, temo-, siamo sicuramente dalle parti di Tangentopoli, di qualcosa di sistematico e diffusissimo ma credo ancora più organico allo stato di quello che fu prima, sia dei servizi deviati che della politica dalla mani sporche, e credo però drammaticamente più banale nella sua totale pericolosità, qualcosa del tipo "la ruberia come sovversione continua".

[ai pochi ed eventuali lettori, perdonate la confusione)

14 maggio 2010

La cricca dei muratori

A me la parola "cricca" non convince, mi sembra un understament, tipo eravamo 4, anzi 400 corrotti al bar. Tutti i sinonimi mi sembrano condividere la stessa debolezza, come consorteria, combriccola, congrega (allitterazione non voluta)

"Sistema" in effetti sembrerebbe troppo (era Saviano che per descrivere la camorra parlava di "sistema di Secondigliano", se non ricordo male), per lo meno perché mancano ancora la descrizione delle articolazioni e i meccanismi di funzionamento; e soprattutto questa non sembra una gioiosa macchina celibe da guerra. Insomma la sistematicità fa difetto alla tapparelle.

"Loggia" nemmeno funziona, abbiamo già dato, sebbene la struttura ciclica della realtà umana affascini tutti, da Vico agli sceneggiatori di Lost. Certo è interessante che da una loggia di muratori, che volevano ricostruire a loro immagine l'ordine sociale con la malta degli intrighi e dei complotti (oggi mi piglia così), siamo passati a dei muratori veri e propri, alla materiale ristrutturazione di case e palazzi come vero ordito dello scambio politico clientelare (il passaggio dall'ideale al materiale-di costruzione- prelude di solito grandi cambiamenti nel reale, vedremo). Marco Damilano su L'Espresso nota le affinità e le divergenza fra il maggio del 1981 in cui venne pubblicata la lista degli aderenti alla P2 e questo maggio più squallido e sordido, di tapparelle e affitti e pied a terre. Menzione d'onore a Publio Fiori, che compare in entrambe le liste.

Certo, ipotesi che non avevo considerato, è che chi usi la parola "cricca" faccia riferimento al dialetto romano, che la usa nel senso violento di "botte", "colpo", "pugno", del tipo ti "do 'na cricca in faccia che te sdereno". Il che in effetti sembrerebbe appropriato visto lo squallore dei personaggi coinvolti.

update: il mio mal di collo, l'umidità dannata e il maggio novembrino mi ricordano che per "incriccato", per lo meno a Roma, si intende "bloccato a livello muscolare". Mi sembra appropriato anche questo senso. Non c'è niente da fare, il linguaggio vince sempre.

13 maggio 2010

La divisa del portiere

Nel mio palazzo c'è un nuovo portiere («sporco borghese, fai quello di sinistra e poi vivi con il portiere, il cachemire, il radicalchicchismo blablabla» «grazie» [sempre ringraziare i propri sensi di colpa]); insomma c'è questo nuovo portiere, il secondo da quando quarant'anni fa è stato costruito il palazzo.

I miei condomini (l'ho detto che sono quasi tutti di destra? di alcuni lo so per certo, di altri da come si comportano) stavano approfittando per obbligarlo a tutta una certa serie di mansioni che non gli spetterebbero. Gli volevano far firmare un contratto in cui si sarebbe dovuto impegnare a portarci le buste della spesa, ad essere cordiale (!), e a portare la divisa per "il decoro del palazzo".

Per fortuna esiste un contratto nazionale dei portieri, e quindi si è ricorso a quello senza integrarlo con strane vessazioni (il mio vecchio vicino di pianerottolo, un decennio fa, chiamava la signora che gli faceva le pulizie "la serva", testuale).

Però poi da qualche giorno si è ripresentata la questione della divisa, si era deciso di farla mettere al portiere. E io, visti i precedenti, sbraitavo un po', del tipo "guarda sti stronzi" come sono violenti e classisti e parvenu e altri aggettivi più appropriati per descrivere questa situazione (presunta, ora viene il twist del plot colla gomma del capo che fa boom) di dei borghesotti benestanti che vogliono decoro nel palazzo, aggettivi che ora non mi vengono. Insomma mentre ero lì che sbraitavo ho scoperto che questa volta era stato lo stesso portiere a chiedere la divisa, a carico del condominio, di modo da non sporcare i suoi vestiti, non avendo lui molto soldi.

Ho paura a trarre qualsiasi morale.

11 maggio 2010

Gli attacchi (rimossi) di Saviano al capitalismo


ilpost.it oggi lancia un doppio intervento di Facci & Socci (per gli dei) dal titolo “Spiegate a Fede che Saviano non è comunista” -per chi non lo sapesse Fede ha detto delle stronzate su Saviano da fare ribrezzo perfino ad un Socci evidentemente.

Ora, io Gomorra lo lessi ai tempi, quando uscì, e non lo ricordo in ogni suo passaggio, ma ricordo distintamente Saviano descrivere il sistema infame e mostruoso attraverso cui le grosse imprese italiane fanno affari con la camorra, dai cucitori di abiti per Angelina Jolie in conto di non so quale marca d'extra lusso allo smaltimento dei rifiuti industriali. Ma nel denunciare l'intreccio fra criminalità e imprese, Saviano non lo vede come una distorsione del mercato, ma come una sorta di inevitabile conseguenza del capitalismo (anzi, una sua essenza).

O meglio, Saviano afferma che i metodi camorristici per ottenere appalti, riciclare soldi, spacciare e quant'altro siano di fatto una piena realizzazione del capitalismo neoliberista, insofferente (oggi mi vengono fuori degli eufemismi giornalistici, tant'è) a qualunque regola e vincolo. Non so se questo sia comunismo, ma una bella botta al capitalismo la dà.

Ho cercato al volo delle citazioni al riguardo, ed in effetti nel testo non sono pochi i riferimenti chiari e diretti. Ce ne sono alcuni che forse sono un poco obliqui:

-c'è il Kalashnikov «vero simbolo del liberismo, [...]non importa chi sei, non importa che pensi, non importa da dove provieni, non importa che religione hai, non importa contro chi e a favore di cosa, basta che quello che fai lo fai con il nostro prodotto» (p.150),

-c'è un'analisi dei cambiamenti del mercato della droga a Secondigliano e non solo letti nei termini di «laissez faire, laissez passer. Liberismo totale e assoluto. La teoria è che il mercato si autoregola. [...] La liberalizzazione assoluta del mercato della droga ha portato a un inabissamento dei prezzi.» (p.57)

-frasi più nette e sbrigative del tipo «Tutte le merci hanno origine oscura. È la legge del capitalismo» (p.25), o i camorristi visti, con una certa inventiva, come «samurai liberisti» (p.97)

Ma oltre a questi attacchi, che son più facili -ma nemmeno troppo- da eludere, ad un certo punto Saviano esplicita chiaramente la sua idea, quando scrive:

Non sono gli affari che i camorristi inseguono, sono gli affari che inseguono i camorristi. La logica dell'imprenditoria criminale, il pensiero dei boss coincide col più spinto neoliberismo. Le regole dettate, le regole imposte, sono quelle degli affari, del profitto, della vittoria su ogni concorrente. Il resto vale zero. Il resto non esiste. (p.97)

Online di tali temi se ne trovano alcune tracce, ma ahimè di questa sua tesi mi pare se ne sia parlato davvero poco, e purtroppo (comprensibilmente, ha bisogno di visibilità e consenso per proteggersi) non ho sentito Saviano ribadire il concetto. Si è preferita questa ecumenica idea di eroe bipartisan, che combatte trasversalmente la criminalità, invece di uno scrittore schierato, di parte (questo è il male del veltronismo, da quello che ne ho capito), che si azzarda e si arroga il diritto di provare a dare spiegazioni forti, che si contrappongono ad altre visioni della realtà -sì, questo blog prova a continuare ad occuparsi della realtà.

Insomma la rimozione (nostra prima che sua) di questi tesi del suo libro è inquietante, ma non possiamo continuare a propagandarla con tanta facilità; molti dei bloggers moderni e esterofili che fanno parte de ilpost.it esaltano spesso il fact-checking di tradizione angloamericana (fare le pulci e controllare quanto altri giornalisti, politici e simili affermano), il direttore Luca Sofri ha una sua propria rubrica sulla Gazzetta dello Sport che si occupa di questo, beh, sarebbero pregati di maggiore coerenza.