Fosse solo questo, già ci sarebbe da divertirsi abbastanza. Ma, oltre a quest'arte dell'arrangiarsi (tipicamente meridionale se vogliamo scadere nei luoghi comuni), la bellezza degli O' Que Strada sta anche nel gioco combinatorio di stili, tradizioni e influenze diverse, che vanno dal fado alla musica pop, dallo ska alla musica classica fino alle colonne sonore dei film di Tarantino, saltellando rapidamente in un continuo gioco ipercitazionista, dissacrante e profondamente infantile. Assistere a un loro concerto vuol dire anche essere trasportati in un contesto da guitti di strada, con i musicisti che con consumata capacità attoriale si trasformano in magnaccia, poliziotti, ragazzini in fuga e quant'altro. Il tutto senza alcuna forma di esotismo riduttivo e semplificante, e presi senza sosta in un gioco di luci orchestrate direttamente dal palco. Un altro esempio dunque - se vogliamo paragonabile alla nostra Banda Osiris o al mai abbastanza elogiato Stefano Bollani - di come sia possibile fare musica giocando e divertendosi.
Tutta questa accozzaglia di parole - non so pensare a un sistema diverso per descrivere un loro spettacolo - la riverso in questo post semplicemente per provare a condividere quanto vissuto, e magari lasciarne una traccia anche per voi. Per il resto non posso che consigliare una visita al sito degli O' Que Strada, che di certo non sarà come assistere a una loro esibizione dal vivo, ma vale sicuramente la pena. E intanto io aspetto che esca il loro disco (a quanto ne so ancora in fase di produzione) oppure di rimettermi nuovamente in viaggio per il Portogallo.