19 agosto 2013

Un po' di giorni


16 agosto. Campane

Oggi, per il secondo giorno consecutivo, al mattino ho sentito le campane. La chiesa più vicina è abbastanza lontana, ma credo proprio vengan da lì. Potenza del ferragosto e suoi dintorni.


16 agosto, quasi 17.  Articoli della costituzione, lavagne, ristoranti

Su una delle lavagne esterne di un locale che è un po’ anche bistrot, ristorante, libreria e altre cose che probabilmente mi sfuggono, c’era scritto l’articolo 21 della costituzione. L’ho letto tutto pensando che l’avessero magari riadattato a tema mangereccio, e invece no, era originale, o almeno sembrava.


19 agosto.  Licensing

Ieri, in una macchina sportiva decappottabile -non conoscevo, mi riaccompagnavano - con 220 mila chilometri ma rimasta comunque molto sportiva, mi han detto che ero la prima persona incontrata a sapere cosa fosse il “licensing”. Son cose, sia la macchina sportiva, sia il mio sfoggio di sapere. 

15 agosto 2013

Stadio e rubrica

eran dieci anni, forse più, che non entravo in uno stadio per vedere una partita di calcio, e beh, non è mica male la partita di calcio nello stadio,

e poi c’è il fatto che riesci a chiacchierare con un amico meglio che al cinema, e poi vedi pure la partita, mi sembran cose da considerare la prossima volta che penso allo stadio e alla gente che va allo stadio -anche se in pochi in effetti chiacchieravano.

Sotto di me c’era pure un ragazzino, in realtà bambino, nove o dieci anni, ma con piglio già da ragazzino, saran stati l’orecchino, modi spicci, insulti all’arbitro pur misurati -comprato e non cornuto. Lui era andato allo stadio, oltre che per stare col padre corpulento e i suoi amici corpulenti, anche per giocare al cellulare con due suoi amichetti, stesso gioco su tre cellulari diversi in contemporanea. Non un gioco di calcio, il che era un peccato. Poi a un certo punto ha provato anche ad usare il cellulare come cellulare, per chiamare. Prima è andato più volte sulla voce “Casa mia”, poi visto che la linea non prendeva ha provato a chiamare “Incubo”, ma la linea davvero non prendeva -lo stadio all’epoca degli smartphone o quei titoli o proclami così sono falsi dunque, ammesso che qualcuno li abbia fatti, ma crederei di sì. Io intanto ero molto affascinato dalle voci “Casa mia” e ” Incubo”, maiuscole comprese, del suo cellulare -da quando ho una mia casa il numero di questa l’ho segnato sotto “Casa”, voce sotto cui avevo la casa dei miei genitori, che ora non ricordo come ho cambiato, e non avevo pensato, o forse l’avevo fatto e me ne ero vergognato, di chiamarle invece “Casa mia” e quella dei miei genitori ”Casa dei miei”, in un’orgia di possesso e aggettivi conseguenti. Comunque il ragazzino continuava a provare con “Casa mia” e “Incubo” -ecco, di Incubi non ne ho in rubrica, credo- finché ha ripassato il cellulare al padre, ché evidentemente il cellulare era suo, ed era sua pure “Casa mia”, e io ci son rimasto male, che era più bello fosse stata del bambino, anche se mi dispiaceva avesse anche l’Incubo.