17 maggio 2006

Con tutto il dispetto

scusate, ma con tutto il dispetto possibile, che c'entra la single-cattolica-senza_famiglia-illibata Rosy Bindi al ministero della famiglia?????
va bene, va bene, avete ragione, non è proprio senza famiglia, è figlia -lo siam tutti-, sarà zia, cognata, cugina, sorella,
però però però...


post post: ah, e poi non è la cattolicità tutta a ricordarci in ogni dove che la "famiglia è fondata sul matrimonio"???? rosy manco convive!

07 maggio 2006

Poche righe...

Mettere cinque attori su di un palcoscenico vuoto - in linguaggio tecnico si dovrebbe dire scarnificato - e lasciarli interagire senza alcuno sviluppo narrativo è cosa che il teatro contemporaneo ha fatto ripetutamente. Eppure dopo lo spettacolo mPalermu di Emma Dante (andato in scena in questi giorni al teatro Palladium di Roma) la sensazione che ho avvertito è quella di essere stato investito. A travolgermi, soprattutto, la capacità attoriale - puramente fisica - degli interpreti e, in un contesto linguistico assolutamente respingente come quello del più stretto dialetto palermitano, la rapidità con cui un complesso di concetti è riuscito ad avviare un profondo lavorio sul piano personale, in perfetto accordo con una dinamica puramente psicoanalitica.

Per chi è appassionato - oppure peggio ossessionato - dalla logica sequenziale della trama, basta dire davvero poco. Cinque membri di una famiglia che sembra riconducibile al contesto antropologico del meridione primonovecentesco (salvo poi scoprirli accaniti tifosi del Palermo di Luca Toni neopromosso in serie A) cercano di uscire di casa per una gita domenicale in un'assolata giornata. Lo svolgersi del progetto è rotto dall'emergere di imposizioni e repressioni patriarcali e paternalistiche, che danno il via al tentativo di ogni singolo di conquistare - pur rimanendo sempre dentro la gabbia comune e condivisa - il proprio spazio di libertà. I sussulti rivoluzionari, com'è logico in un simile contesto, rientrano con la stessa rapidità con cui sono affiorati, sino ad approdare a una scena di primitivismo spontaneo che subito si arresta. Dopo la morte del personaggio di "nonna Citta" - semplice e lineare il suo tentativo di fuga - resta poi semplicemente la stasi comune.

Lo spettacolo dà l'impressione di poter durare uguale a se stesso anche per giorni. In questo - a mio avviso - il fondamentale e violento senso d'impatto che il pubblico si trova a dover digerire. Le dinamiche di interrelazione dei personaggi - ammesso che esista in questo contesto una profonda interrelazione - sono chiare. E allora cos'è che letteralmente colpisce in questo spettacolo? Sicuramente la capacità di andare a ridestare, attraverso una serie di meccanismi e di dinamiche che ad un "raffinato esperto del settore" potrebbero apparire scontati, un profondo senso di disagio anche nel più borghese (uso questo termine per pura comodità, me lo si passi) degli spettatori. Detto in maniera più becera e diretta, mPalermu semplicemente afferra la pancia e - sul piano sociale, politico, antropologico e quant'altro - stringe intorno al nodo. Che poi si arrivi addirittura a scioglierlo è compito che viene lasciato a noi. Ad un'ora e rotti di teatro, oggi, non saprei chiedere di più...