25 gennaio 2010

Sulle origini del pedobattesimo

Il primo libro della Storia ad essere censurato dalla Chiesa Cattolica fu "Discorso contro i Cristiani" scritto da Porfirio nel III secolo. Furono bruciate tutte le copie di questo libro e, ad oggi, ci rimangono solo alcune citazioni riportate da altri testi latini e greci. Ecco cosa riporta Wikipedia sulle idee espresse in quel libro:

"si chiede Porfirio, com'è possibile che un uomo possa lavarsi in questo modo da tante macchie e diventare puro (katharos)? Com'è possibile che con dell'acqua (con il battesimo) un uomo possa eliminare le proprie colpe e responsabilità? Com'è possibile che «fornicazione, adulterio, ubriachezza, furto, pederastia, veneficio e infinite cose basse e disgustose» siano così facilmente eliminate «come un serpente depone le vecchie squame»?
A questo punto «chi non vorrebbe commettere ogni sorta di nefandezza, sapendo che otterrà attraverso il battesimo il perdono dei suoi crimini?»
La filosofia dei cristiani incita all'illegalità e toglie efficacia alla legge e alla giustizia stessa; introduce una forma di convivenza illegale e insegna agli uomini a non avere timore dell'empietà.
Quindi nel Cristianesimo «chi è onesto non viene chiamato»."
Le prime cerimonie di battesimo fatte sui bambini risalgono ai primi secoli del cristianesimo e nel IV secolo si verificò una crisi del pedobattesimo. Questo significa non solo che Porfirio ci aveva visto giusto ma anche che il pedobattesimo era già una prassi abbastanza consolidata da poter destare scalpore una sua crisi. Non è improbabile che le idee di Porfirio circolassero quindi già nella giovane società cristiana e si volesse proprio attenuare il potere salvifico del battesimo. Nel pedobattesimo, infatti, è il solo peccato originale ad essere cancellato, mentre tutti i peccati che la persona compierà non avranno di certo la copertura battesimale. Durante la crisi del IV, infatti, molti cristiani si facevano battezzare in punto di morte. Il successivo riconsolidarsi, fino a diventare regola, della prassi del pedobattesimo, placò le critiche così aspramente soffocate dalla censura, come nel caso del libro di Porfirio.

Ovviamente nei secoli si è sempre cercato di trovare scorciatoie per recuperare la perdonabilità totale, da cui l'invenzione della confessione (con relativa penitenza emendatrice di peccati), la vendita delle indulgenze e gli anni giubilari (col magico attraversamento delle Porte Sante). Tradito una volta l'insegnamento di Gesù sul battesimo in età adulta, non si sono più avuti tanti scrupoli a continuare a stravolgerlo.

22 gennaio 2010

E' più facile rimuovere un uomo che un oggetto

Luigi Tosti
Come ho accennato sul mio tumblr, questa mattina mi sono recato all'udienza del Consiglio Superiore della Magistratura che doveva decidere della rimozione dell'ormai ex-giudice Luigi Tosti per non aver tenuto una serie di udienze (nel periodo 2005-2006) in aule del tribunale di Camerino in cui era affisso il crocifisso. La sua battaglia è iniziata nel 2003, 5 gironi dopo la clamorosa rimozione del crocifisso in un aula scolastica dell'Aquila. Dopo che Tosti ha rimosso il crocifisso fu l'allora cancelliere a rimetterlo a posto apostrofandolo con "se lei è un non credente è un problema suo".

In risposta a questa ottusità, negli anni le richieste di Tosti sono state diverse e non è arrivato subot a chiedere la definitiva rimozione del crocifisso da tutte le aule di giustizia. Dapprima ha affisso in aula anche il logo dell'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) ed è stato tolto anche quello. Poi ha chiesto di apporre anche una menorah ebraica (il famoso candelabro) e gli è stata negata anche quella. Il ministro della Giustizia dell'epoca in un question time avrebbe poi in pratica detto che per poter mettere una Menorah in aula servirebbe una legge. Strano che invece per il crocifisso basti una circolare ministeriale, la quale, tra l'altro, attua una legge emanata dal Partito Fascista nel 1926.

Durante il periodo di rifiuto di Tosti, il direttore del tribunale di Camerino gli ha affidato incarichi sostitutivi, che hanno spesso aumentato il carico di lavoro del giudice, e gli è stato proposto di tenere le udienze nella sua stanza o in un aula adibita appositamente senza crocifisso. Tosti ha sempre rifiutato per non essere ghettizzato.

Arriva così nel gennaio 2006 la prima sospensione dal servizio comminata a Tosti: avrebbe potuto chiedere la decadenza per prescrizione ma formalmente ha rinunciato durante il dibattimento, desiderando invece essere prosciolto nel merito, lui. Durante l'udienza Tosti non ha fatto altro che ribadire che il suo rifiuto a tenere quelle udienze era frutto dalla sua ottemperanza a principi e diritti inviolabili di uguaglianza e libertà religiosa sanciti dalla Costituzione (art. 3), la Carta dei Diritti dell'Uomo (art. 14) e anche un decreto 2003 sulla non discriminazione nell'ambiente di lavoro.

A questo punto Tosti ha anche fatto una interessante precisazione: il suo comportamento non è in alcun modo assimilabile ad una obiezione di coscienza, come quella di un medico che si rifiuta di praticare un aborto o una trasfusione per via dei propri convincimenti religiosi, violando quindi la legge. E' invece stata l'osservanza suprema di un principio inviolabile dell'Uomo che ha spinto Tosti a rifiutare di tenere udienza in un aula di tribunale in cui non sia evidente l'imparzialità della magistratura di fronte alla religione, sua, degli imputati, dei testimoni, degli avvocati e dei cancellieri.

Tornando alle proposte di Tosti sulla Menorah e agli altri simboli religiosi, se quindi vogliamo mettere il crocifisso dovremmo mettere tutti gli altri simboli religiosi, ovvero miliardi di simboli visto che, citando lo stesso Tosti "gli dei dell'antichità non vanno in prescrizione né hanno una data di scadenza come i cibi". Per rispettare l'uguaglianza dei cittadini, il principio di laicità dello Stato, per essere il tribunale un luogo imparziale che deve anche apparire imparziale, l'unica soluzione sarebbe rimuovere ogni simbolo, per essere giudicati dallo Stato italiano, e non da una confessione religiosa.

Tosti ha anche citato la recente sentenza della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo sui crocifissi nelle aule scolastiche, sostenendo che se questa sentenza vale per le scuole non si vede come non dovrebbe valere anche per i tribunali.
La cosa peggiore, forse, è stato dover ascoltare il Procuratore riformulare l'accusa con cui Tosti fu sospeso dal servizio 2 anni fa per adattarla all'esito del processo penale per "omissione di atti d'ufficio" che ha visto Tosti venire assolto. Il Procuratore ha infatti detto esplicitamente che, nonostante Tosti sia stato sospeso facendo leva sul fatto che la presenza del crocifisso in aula era lecita, oggi viene rimosso perché, se anche non fosse lecita la presenza del crocifisso, lui non poteva rifiutarsi di tenere le udienze.

A questa risibile obiezione Tosti ha risposto semplicemente chiedendo, con vari esempi, se davvero si pensa che non si debba entrare nel merito del motivo per cui un giudice non tiene una udienza e quindi rimuoverlo dalla magistratura solo per l'assenza in aula. Anche perché, secondo l'opinione del Procuratore, allora dovrebbero essere licenziati tutti i magistrati che non sono presenti per malattia, per sciopero dei mezzi di trasporto pubblici, per sciopero dei magistrati, il rifiuto a torturare i testimoni qualora una circolare li obbligasse a farlo, senza tenere conto dei questi motivi.

Siccome questo non avviene, allora si tratta solo di una strategia accusatoria che non sta in piedi. Una strategia che tenta di spostare l'affissione del crocifisso da causa prima del rifiuto a semplice pretesto per non lavorare.

Inoltre nel 2007 il CSM stesso si pronunciò a favore di un giudice che si rifiutò di tenere un'udienza in assenza del cancelliere, entrando quindi nel merito di un provvedimento disciplinare dello stesso tipo.

Argomentazioni solidissime, peccato che il Consiglio Superiore della Magistratura abbia un vicepresidente distratto come Nicola Mancino il quale, dopo aver sonnecchiato varie volte durante l'esposizione di Tosti, alle 12.55 si è svegliato dalla terza pennichella chiedendo a Tosti di arrivare al punto. Questi ha invece giustamente risposto "sono 4-5 anni che aspetto di parlare, vorrei che me ne fosse dato il tempo".

L'udienza era comunque iniziata alle 11:10, un ora e 40 min di ritardo, mentre dalle 9 alle 9:45 ci era stato detto che, pur essendo l'udienza pubblica, non si poteva assistere (con la scusa che l'aula è troppo piccola) né fare registrazioni audiovisive. Ci era stata messa a disposizione una sala stampa con un maxischermo dai cui seguire il video (l'audio era assente). Dopo ripetute richieste da parte dei presenti di avere almeno una comunicazione scritta della motivazione, magicamente fanno entrare tutti 17 presenti ribadendo che il limite era 8 ed è stato aumentato a 15 persone. Ovviamente, una volta entrati, si rende evidente che lo spazio era più che sufficiente per tutti.

Durante il dibattimento si è anche accennati alla valenza non religiosa ma culturale del crocifisso, argomentazione che Tosti ha smontato semplicemente annotando che la discriminazione è tale quale che sia la radice religiosa o culturale: se non mi sento rappresentato dalla religione cristiana, non necessariamente devo sentirmi rappresentato dalla cultura cristiana. I principi di laicità e neutralità vengono meno lo stesso.

Un altro accenno interessante fatto da Tosti si riferisce al processo penale nel primo grado di giudizio. Si stabiliva il principio secondo cui se sei magistrato e non ti piace il crocifisso allora non devi lamentarti ma dimetterti. Le conseguenze di questa idiozia è che se qualcuno non si sente rappresentato dal crocifisso tanto vale che non faccia nemmeno domanda. Ovvero: se non sei cristiano non puoi fare il giudice.

Per altre considerazioni e citazioni rimando al mio tumblr.

08 gennaio 2010

Il livello di qualunque cosa in Italia: Messori vs Verdone


[attenzione, solita invettiva blogger]

dei giornali, della critica, del pensiero, della politica, della stupidità, dell’ideologia, della religiosità, insomma il livello di questo paese: oggi Vittorio Messori, amico del Papa (di uno a scelta e di tutti, anche se Karol pare fosse il Papa preferito), amico di vescovi, cardinali, preti semplici perfino, e presumo quindi anche di suore, insomma teo-coso, dove coso sta per giornalista, scrittore e ideologo, oggi sul Corriere attacca il film di Verdone, in cui c’è un missionario in crisi di fede che della sua Africa osa dire (lo riporta Messori) «Ho l’impressione che, laggiù, la gente abbia bisogno di protezione civile più che di protezione divina». Nella reprimenda finta bonaria a Verdone, dico Verdone che viene tacciato di nichilismo, Messori riesce a dire, fare, a scrivere:

un elogio a Verdone, anzi l’adesione a un «pregiudizio positivo» (così scrive) nei suoi riguardi, perchè non è uno di quei «comici che si trasformano in demagoghi giustizialisti e in capipopolo giacobini» [dopo la teologia negativa, la critica cinematografica negativa}

un altro elogio perché non è uno di quei «registi pensosi che sprezzanti del pubblico, lanciano i loro “messaggi” e le loro “denunce sociali” in film finanziati coi soldi pubblici e che.. [ve lo immaginate,]».

altro elogio ancora, questa volta de «Il look e, a quanto mi dicono, l’ordinatissimo stile di vita di Verdone, come quelli di un direttore di ufficio postale o di un professore di scienze alle medie». [ se non ricordo male le definizione cattoliche, per “ordinatissimo” si intende che non è gay, innanzitutto.]

lo chiama «Woody Allen de noantri» e poi, a fare peggio, aggiunge «dove il sulfureo umorismo ebraico è sostituito dalla arguta bonarietà romanesca» [Allora, prendi Woody Allen, togligli tutte quelle caratteristiche che lo rendono Woody Allen, sostiuiscile con altre cose che non c’entrano niente, ecco, quello è chiaramente un Woody Allen versione de noantri. Che poi un cattolico reazionario che dà del sulfureo a un ebreo fa abbastanza inquietudine.]

taccio poi per carità di patria -per la prima volta in vita mia in senso letterale- le pseudominuzie della vera e propria critica, in cui gli dà dello scettico e nichilista e quindi non cattolico, perché il missionario Verdone si vede più «come agente di promozione economica e politica e non come annunciatore della vittoria della morte nella Risurrezione di Gesù». [annunciaziò, annunciaziò]