Lo sapevate che l'impegno costante di monitorare la temperatura corporea e l'assetto gravitazionale occupa il 90% delle risorse di un essere umano? Cosa accade se vengono liberate queste risorse? La vasca di deprivazione sensoriale, inventata dal Dottor John Lilly alla fine degli anni Cinquanta, consente a chi ci entra di galleggiare in una soluzione satura di solfato di magnesio mantenuto a temperatura corporea. In questo modo si induce una condizione di deprivazione sensoriale e il cervello inizia a produrre sostanze associate al benessere come le endorfine. Dopo un'ora di permanenza in questo stato, tutte le tensioni corporee sono eliminate, e anche lo stress psicologico accumulato viene rilasciato. In assenza di stimoli esterni il cervello tende a indurre uno stato onirico profondo, in cui a volte si manifestavano anche allucinazioni. In numerosi film viene riportata l'idea della vasca. Primo fra tutti Stati di allucinazione (il titolo originale è Altered States), un film del 1980 che racconta la storia di Lilly romanzata con un finale fantascientifico. Uno scienzato alla ricerca del Sé inventa la vasca e la sperimenta usando una miscela di funghi allucinogeni messicani. Quello che scopre e che ciò che sperimenta al suo interno modifica anche la realtà. Che meta hanno le esperienze allucinatorie se non la realtà?
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2 commenti:
Voglio costruirmene una da mettere in camera da letto. Voglio una donna che sappia amarmi e nutrirmi ed aspettarmi. Ma in fondo se sono in un una vasca di deprivazione personale mi andrebbe bene anche un uomo. Anzi meglio, così se mi sveglio prima del previsto diventa una vasca di depravazione personale e solo il vero consumista sa quanto sia meglio un aggeggio a due funzioni rispetto allo stesso con una funzione sola.
Sono convinto che le esperienze allucinatorie ci avvicinino al reale, altrimenti non si spigherebbe la mia lontananza da esso viste le mie scarse esperienze allucinatorie. chiudo. anzi passo.
geniale: lanciamo sul mercato le vasche di depravazione personale, tu funzion is meglio che uàn!!
e comunque il tuo sillogismo -o roba simile- funziona, anch'io sono lontano
dal reale e manchevole di esperienze allucinatori, un nesso deve esserci.
io apro, socchiudo, poi ci ripenso, e spalanco
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