Il prossimo fine settimana si vota per modificare (se possibile in peggio) una legge elettorale terrificante. Mi limito, di seguito, a illustrare per che cosa si vota.
L’attuale sistema elettorale italiano, entrato in vigore a fine 2005 e con il quale si è votato alle scorse elezioni politiche, è un sistema proporzionale (pesantemente) corretto. La correzione consiste essenzialmente nell’introduzione di un premio di maggioranza e di una soglia di sbarramento.
Sia alla Camera sia al Senato le liste in competizione possono presentarsi coalizzate per concorrere all’attribuzione del premio di maggioranza.
Per quanto riguarda l’elezione della Camera dei Deputati la coalizione che, a livello nazionale, raggiunge il maggior numero di consensi ha automaticamente diritto al 55% dei seggi totali. Riguardo al Senato della Repubblica, invece, il premio di maggioranza è attribuito a livello regionale, in ogni regione, quindi, la coalizione vincente avrà diritto al 55% dei seggi spettanti a quel collegio.
In entrambi i casi le liste elettorali sono bloccate e stilate dai partiti in lizza. Ciò significa che, una volta stabilito il numero di seggi spettanti a ciascuna lista, in ogni collegio, i parlamentari saranno selezionati in base alla propria posizione nelle liste. È consentito dalla legge, inoltre, il meccanismo delle candidature multiple, per cui un candidato può presentarsi in più di un collegio elettorale.
Le soglie di sbarramento sono variabili. Per quanto riguarda la Camera partecipano alla spartizione dei seggi solo i partiti che hanno raggiunto il 4% dei voti nazionali; nel caso, in cui, però una colazione superi il 10%, entreranno in Parlamento tutti i partiti di quella coalizione sopra il 2% e il primo dei partiti sotto tale soglia.
Al Senato il sistema è simile ma calcolato a livello regionale con sbarramento all’8%; per le liste apparentate in colazioni che superino il 20% dei consensi, invece, la soglia di sbarramento è fissata al 3%.
Sia per la Camera sia per il Senato il sistema non è completamente omogeneo riguardo al Collegio estero, alla Valle d’Aosta e limitatamente al Senato, al Trentino Alto Adige.
I tre quesiti referendari propongono la modifica dell’attribuzione del premio di maggioranza, con la conseguente variazione del sistema dello sbarramento, e il divieto di candidature multiple.
Procedendo per ordine:
Il primo quesito è riferito alla Camera dei Deputati e concerne l’abolizione del meccanismo di coalizione fra le liste in gara. Il premio di maggioranza, allora, sarà attribuito alla singola lista che avrà ottenuto più voti a livello nazionale. L’abolizione delle colazioni comporta anche l’uniformarsi delle soglie di sbarramento al 4%.
Il secondo quesito è volto ad introdurre lo stesso meccanismo per il Senato. L’abolizione delle coalizioni comporterebbe l’attribuzione di premi di maggioranza regionali alle liste più votate in ogni regione ed una soglia di sbarramento dell’8% regionale.
Il terzo quesito ha come scopo quello di abolire le candidature multiple.
Riguardo ai primi due quesiti, i promotori del referendum sostengono che tali modifiche garantirebbero una maggiore stabilità, favorendo coerenza e coesione, riducendo il numero dei partiti e favorendo la transizione verso un sistema bipartitico. Gli oppositori lamentano il fatto che un’ulteriore riduzione della rappresentanza della classe politica eletta in Parlamento si accompagnerebbe a una sostanziale immobilità del panorama politico. Il problema della scarsa coesione dei partiti di un’eventuale maggioranza sarebbe spostato sul piano della compilazione di liste comuni invece che degli apparentamenti di coalizione, allontanando sempre di più la composizione del Parlamento dalla realtà del paese e aggravando l’effetto distorsivo per cui una lista guadagna la maggioranza dei seggi a prescindere dalla percentuale di voti ottenuti. Tale riforma, inoltre, non andrebbe a intaccare due problemi latenti in questo sistema elettorale: l’instabilità dovuta alla frammentazione dei premi di maggioranza al Senato e la crescente ostilità dell’opinione pubblica nei confronti del meccanismo delle liste bloccate.
Impedendo a uno stesso candidato di presentarsi in più collegi, il terzo quesito è difeso dai promotori per eliminare il meccanismo per cui gli eletti in più collegi si trovano a poter arbitrariamente scegliere quale posto mantenere, decidendo, di fatto, fra i primi esclusi di quei collegi, i futuri Parlamentari. Se tizio viene eletto nei collegi A (dove il primo non eletto è Caio) e B (dove il primo non eletto è Sempronio), sarà solo Tizio a decidere chi tra Caio e Sempronio dovrà diventare Parlamentare della Repubblica.
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