Fosse solo questo, già ci sarebbe da divertirsi abbastanza. Ma, oltre a quest'arte dell'arrangiarsi (tipicamente meridionale se vogliamo scadere nei luoghi comuni), la bellezza degli O' Que Strada sta anche nel gioco combinatorio di stili, tradizioni e influenze diverse, che vanno dal fado alla musica pop, dallo ska alla musica classica fino alle colonne sonore dei film di Tarantino, saltellando rapidamente in un continuo gioco ipercitazionista, dissacrante e profondamente infantile. Assistere a un loro concerto vuol dire anche essere trasportati in un contesto da guitti di strada, con i musicisti che con consumata capacità attoriale si trasformano in magnaccia, poliziotti, ragazzini in fuga e quant'altro. Il tutto senza alcuna forma di esotismo riduttivo e semplificante, e presi senza sosta in un gioco di luci orchestrate direttamente dal palco. Un altro esempio dunque - se vogliamo paragonabile alla nostra Banda Osiris o al mai abbastanza elogiato Stefano Bollani - di come sia possibile fare musica giocando e divertendosi.
Tutta questa accozzaglia di parole - non so pensare a un sistema diverso per descrivere un loro spettacolo - la riverso in questo post semplicemente per provare a condividere quanto vissuto, e magari lasciarne una traccia anche per voi. Per il resto non posso che consigliare una visita al sito degli O' Que Strada, che di certo non sarà come assistere a una loro esibizione dal vivo, ma vale sicuramente la pena. E intanto io aspetto che esca il loro disco (a quanto ne so ancora in fase di produzione) oppure di rimettermi nuovamente in viaggio per il Portogallo.
2 commenti:
ciao! quello che tu chiami un capolavoro dell'ingenio è uno strumento tipico dei musicisti di strada. mi pare che in italia si chiami Bidofono.
interessante, comunque, la recensione
Non lo sapevo, ti ringrazio dell'informazione (con la quale potrò vantare conoscenze musicali non mie nelle conversazioni future).
Posta un commento