La prima Notte Bianca priva di catastrofi varie (dai black out agli acquazzoni le edizioni degli ultimi tre anni non sono state delle più fortunate) è stata anche quella cui per la prima volta ho partecipato per intero, in un debilitante after-hours terminato alle dieci del mattino nella geniale idea di una gita a Formia in macchina. Con questo non voglio certo arrogarmi il titolo di portafortuna dell'iniziativa. Semplicemente mi trovavo a riflettere sul fatto che spesso, nel contesto di questi avvenimenti di massa, mi trovo diviso tra diversi stati d'animo.
Da un lato, infatti, il desiderio di prendere con leggerezza una serata che alla fine dei conti si potrebbe considerare simile a tante altre. Dall'altro la consapevolezza che in verità di "simile" non c'è assolutamente nulla: pressione mediatica e sociale (del tipo feste comandate quali capodanno, pasquetta, natale and so on), sensazione di regressione alla massa ed estraneità generalizzata alla fine mi rendono inevitabilmente nervoso e scostante. Poi di fronte a certi spettacoli con un preciso indirizzo ideologico (chiaramente di sinistra), mi viene spesso la sensazione che il tutto si risolva in un grande momento di autocompiacimento (o peggio addirittura di mera autoconsolazione) che non ha alcun risvolto immediato sul piano dell'azione. E' questo il motivo per cui alla fine la politica buonista del caro Walter non mi soddisfa: perché essendo convinto della necessità di interventi trasversali e multidirezionali per la soluzione di situazioni complesse, non riesco a confidare nella validità dei soli due principi veltroniani, vale a dire cultura e solidarietà.
Ma alla fine, in un modo o nell'altro, mi sono lasciato tracinare nel capolavoro di questa espressione politica che è appunto la Notte Bianca. E strascicando i piedi (e non solo in senso metaforico) sono pure riuscito ad arrivare al concerto di Vinicio Capossela in programma al Pincio alle sei del mattino. E alla fine, non in un modo o nell'altro ma in maniera decisamente precisa, ho trovato di che rallegrarmi e, perché no, consolarmi (ma in una dinamica strettamente individuale, ci mancherebbe). Non starò qui adesso a descrivere il concerto o a sprecare incensi per quello che è sicuramente uno dei migliori artisti italiani, sicuramente il più interessante per il suo sfacciato eclettismo (vero "gladiatore del palco", direbbe sicuramente un qualche giornalista del Tg2). Più che altro, come è poi natura stessa del supporto su cui scrivo in questo momento, mi voglio concedere semplicemente di lasciare una breve traccia - forse appena accennata - della sensazione di piacere e di leggerezza che ho provato alla fine di una notte di arrovellamenti.
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2 commenti:
Viceversa questa è stata la prima Notte Bianca a cui non ho partecipato, causa mal di testa, mal di gola, raffreddori e febbri in un quadro clinico da pieno inverno e da non fine estate. Ed ecco, scivolatami via dalle mani, "La prima Notte Bianca priva di catastrofi varie"... se tu non vuoi arrogarti il titolo di portafortuna, io posso arrogarmi quello di portasfortuna. Oppure viceversa.
Attenzione, a rimanere in tema di scaramanzie e credenze varie, a questo punto rischi di ritrovarti appioppato l'appellativo di sfigato.
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