Quando ero bambino, sarà stata la prima elezione di Clinton, mi ricordo andai
in un bar e sentii un po' di gente che parlava delle elezioni americane, erano quella notte e loro sarebbero stati svegli a vederle. A me sembrava proprio una cosa strana, bizzarra, che qualcuno stesse sveglio la notte -sempre stato pigro- per l'America, per una cosa molto lontana e strana, e da bambino forse mi attirava più di quanto mi attiri adesso.
Poi stanotte ho fatto nottata, l'avevo fatto solo per le elezioni nostrane, e mi son trovato a seguire siti vari americani ed un po' di borghesia blogger-chic (di cui ogni tanto uno rischia di far parte), quella un po' eccessivamente innamorata di Barack. E stavo lì a sentire "hanno chiamato (che vuol dire assegnato) la Virgina", "qui il distacco è in double digit (doppia cifra, presa dallo sport st'espressione)", e speravo proprio che ce la facesse. Ci speravo molto più di quanto pensassi, e non solo per il terrore per McCain, vecchiaccio guerrafondaio ed iperliberista. Poi magari fra vent'anni guarderemo ad Obama e ci ricorderemo di come abbia dato il colpo definitivo alla trasformazione della politica in spettacolo, o peggio in religione. Però almeno è stato un bello spettacolo. Che con noi non c'entra niente, sia molto chiaro, come dice l'immancabile Leonardo, lucido ed affilato:
Paradossalmente l'exploit di Obama in Italia è impensabile proprio perché noi andiamo a votare quasi tutti. Non c'è nessun ventre molle in cui affondare. Le parti sono fatte più o meno dal 1994: metà centro-sinistra, metà centro-destra. L'alternanza non la fanno i cosiddetti indecisi, ma i transfughi, le leggi elettorali in continua evoluzione, le composizioni e scomposizioni di alleanze e cespugli, e infine gli astensionisti (che spesso praticano un astensionismo consapevole e selettivo: rifondaroli delusi da D'Alema nel 2001, berlusconisti mosci nel 2006). Il fatto che una democrazia iper-partecipata non sia per forza una buona democrazia è di un'evidenza che personalmente mi schianto
Comunque io oggi sono contento, molto contento per questa elezione di Obama, anche se non so e non penso che porterà il cambiamento che potrei sperare. Però ha già portato un cambiamento, un enorme cambiamento, quello che dicono tutti, che fa commuovere, quello razziale. Molti degli afro-americani intervistati ripetono "ora abbiamo un modello per tutti i bambini, sanno che possono farcela", e sta cosa è più vera del vero, purtroppo abbiamo ancora bisogno di modelli antirazzisti. Anche in varie parti dell'Africa ci sono feste e giubili, perché giustamente in molti la sentono come loro vittoria.
Nella soddisfazione e un po' nell'invidia per gli americani, così naïf da poter ancora credere in qualcuno, non posso però rammaricarmi per il fatto che la "proposition 8", ovvero il referendum per abrogare il diritto dei matrimoni omosessuali in California, pare sia praticamente passato, ahinoi con il grande contributo della comunità afro-americana.
L'amico Nullo riporta questo commento:
There is something so indescribably wrong about voting to remove the barriers of one injustice, while simultaneously voting to shore up the barriers of another.e poi chiosa amaro -era pro Hillary, capitelo:
much more simply, this might show that people, even in ultra-liberal California, did not vote for Obama to tear down the racial wall.