12 aprile 2011

Non ci si può che arrendere alle coincidenze

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Nel pomeriggio in libreria mi è capitato di trovare appoggiati su un bancone, uno sopra l'altro, tre libri assai diversi fra loro, tutti in copia unica, messi un po’ disordinati e quindi visibili, e mi son subito balzati agli occhi, ho preso il primo, poi il secondo, poi ancora più stupito il terzo. Mi piacevano pur non conoscendoli, ma in un certo senso riconoscendoli, ognuno infatti stava per lì per una mia fantasticheria o interesse, ognuno dei tre su un tema su cui ho scritto o scribacchiato, anche su queste pagine , e su cui ho saltuariamente letto e più spesso delirato.



Per non tirarla troppo in lungo, il primo era sul linguaggio comune, Leonard Bloy Esegesi dei luoghi comuni, il secondo sui dandy, Oscar Wilde La disciplina del dandy,il terzo sul rapporto fra linguaggio e morte (eh, lo so, ogni tanto son palloso anche a me stesso), Franco Rella Pensare e cantare la morte. Andato alla cassa il libraio è rimasto colpito dall’acquisto -sì, ovviamente li ho comprati, insieme ad altro-, perché i tre libri erano arrivati tutti e tre in mattinata e li aveva “sbollati” poco prima, lasciandoli sul bancone prima di metterli a posto. Gli ho spiegato che mi avevano fulminato, che mi sembravano messi lì apposta per me. Non ci si può che arrendere alle coincidenze, gli ho detto dandogli il bancomat, e nel dirlo ci ho creduto e ho capito davvero cosa intendessi nel dirlo, e perché nonostante i moltissimi ordini sul nuovo dannato ed economicissimo Amazon.it -fermateli, ve ne prego - io continui ad andare in libreria.

Il video di Whisper Not sta in questo post poiché era la musica in sottofondo nella libreria, caso volle che sia uno dei pochi brani che ho suonato dal vivo, qui è eseguita da Keith Jarret.

3 commenti:

capo ha detto...

ma l'esecuzione di Keith Jarrett rimase sempre solo una pallida imitazione del live di fran-tes-to

Francesco ha detto...

ehm, perquanto lei sia il capo, e io solo un fran-tes-to, poca ironia, please

capo ha detto...

ma così scrive il Polillo, quale ironia!