24 aprile 2008

«Roma mi par proprio che stia diventando un prolungamento, magari un quartiere periferico di una ideale Cinecittà»

Curiosando nell'archivio storico del corrierone -a dover ed in punta di cronaca, da oggi anche repubblica ha aperto a tutti il suo - ecco qui un testo di Giorgio Manganelli che racconta da par suo di come Nicola Signorello, sindaco democristiano di Roma a metà annni '80, pare volesse trasferirsi dal Campidoglio alla meno imperiale via Cola di Rienzo. Non sono riuscito a trovare traccia in rete dell'accaduto, né ho trovato conferme sul fatto che il sindaco di Roma abbia mai abitato in Campidoglio, comunque mi è sembrato in tema con questi giorni elettorali.

di Giorgio Manganelli

Il sindaco che abita in Campidoglio? Una trovata da Cinecittà

Il Sindaco di Roma, il signor Signorello, ma potrebbe anche chiamarsi Giulio Cesare, lascia il Campidoglio e va ad abitare, in quanto sindaco, in via Cola di Rienzo. La cosa mi piace. Signor Sindaco, in via Cola di Rienzo si troverà bene. C' è vita, bei negozi, salsamenterie ricche, anche sfiziose, supermercati, cartolerie dove si possono comprare bei quaderni a righe e quadretti. Leggo che lei dimorerà al numero 23. Un numero come gli altri, un indirizzo terrestre, senza storia, che non allude all' eternità, non fa programmi avveniristici, non è il supposto quanto fittizio centro di un impero dello spirito. L' idea che il Sindaco di Roma debba abitare in Campidoglio è, a mio avviso, una mediocre trovata cinematografica. Roba da film in costume, come quelli su Scipione l' Africano, faccende da Ben Hur, da Quo Vadis?. Forse noi pretendiamo che il signor Signorello vada alla seduta vestito con l' armatura? Che usi come macchina ufficiale una biga con cavalli bianchi? Che impari ad avvolgersi attorno al corpo una tunica, no, si dice toga, candida e ricca di pieghe? Macché. Il Sindaco veste, appunto, di grigio, va in quel posto scomodo a fare il suo mestiere, e si rifiuta da sempre di salire su di una biga. Ora fa di più. Non so se sia una sua scelta personale, un capriccio da primo cittadino, o una scelta burocratica, tecnica. Una punta di squallore impiegatizio non mi dispiacerebbe. Mi piace l' idea del Sindaco di Roma che sta in via Cola di Rienzo, in un posto rumoroso, non bello, ma vivo, vecchio ma non antico. Questo mi sembra il significato, diciamo l' allegoria del trasloco del signor Sindaco. Roma ammette che era tutta una burla. S' è annoiata di recitare questa parte da comparsa in costume per Cinecittà; perché Roma mi par proprio che stia diventando un prolungamento, magari un quartiere periferico di una ideale Cinecittà. La Storia, il Diritto, l' Arte, l' Impero, Giulio Cesare e i Borgia. Cose così fatte, o stanno in piedi per forza di stile, o diventano cattivo cinema, con i colori chiassosi, e la gente che dice Ave, e fa finta di parlare traducendo dal latino. No, quella Roma non c' è più. Forse è male, forse no. Il Campidoglio non serve, è inutile darsi delle arie; Roma è una città parente di Rieti, di Lodi, di Foggia, di Grosseto. Certo, è molto più grande; c' è tanta gente; da qualche parte, ci sono dei monumenti, tanto antichi che vanno in briciole. Ha lo stesso nome di una città antica che ha fatto un gran putiferio. Anche in America, magari nell' Ohio, nell' Illinois, ci sono città che si chiamano Roma. Secondo me questa Roma ha preso il nome da quella cittadina dell' Ohio. Il Campidoglio è nome buono per i fantasmi; Cola di Rienzo è un nomaccio plebeo, di un tal litigioso capopopolo. Uno che non fingeva di parlare traducendo dal latino.

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