Qui non abbiamo grandi problemi di sicurezza nel senso che, se guardi le statistiche, vedrai che non ci sono criticità e i vecchi del quartieri ti spiegheranno che negli anni Ottanta, con la guerra tra la banda della Magliana e i napoletani, era molto più pericoloso girare di notte da queste parti. Voglio dire che non è minacciata l'incolumità delle persone ma la loro familiarità con il luogo che abitano. Trovano la spazzatura davanti alla loro porta. Vedono gente che non conoscono. Sono invasi dal fumo dei fili di rame bruciati negli improvvisati campi rom. Questo spaesamento ha provocato l'incertezza che in Campidoglio non hanno voluto comprendere fino alla bocciatura di Rutelli. (da repubblica)Io non so se la "questione sicurezza" sia pura follia di massa, non ho i "dati", sebbene i pochi che abbia letto parlino di riduzione negli ultimi anni di omicidi e furti nell'ultimo decennio, epperò vorrei ricordare che le follie di massa esistono -non fatemi fare i soliti nomi, tipo Hitler ed affini, che mica ci son solo le infatuazioni, sveltine, o veri e propri amori mostruosi per leader mostruosi-, insomma la follia, la mancanza a vari livelli di contatto con la realtà, non è da escludere dal panorama di quella strana cosa che è (siamo) la pubblica opinione. Certo che pensando alla storia ed alla geografia di queste paese sembra decisamente ancor più folle che si imponga nelle nostre teste -anche mia, che non avrò paura dei "rumeni" ma sto pur sempre scrivendo di questo- il tema sicurezza-dagli-stranieri (che questo è il vero nome del supposto problema, solo che il politically correct impedisce a molti di chiamarlo così). Tanto che il pover Rutelli (mannagggia a lui) gli imputa la sua sconfitta forse non a torto, il torto semmai è nel capire questa questione. Ripensando alla storia ed alla geografia appunto siamo il paese in cui nei caldi anni '70 si sparava per strada -ok, non ovunque e tutti i giorni, ma sicuramente faceva parte delle cronache del telegiornale quanto oggi i "rumeni", forse di più, ed ha fatto fuor di dubbio molti più morti di queste presunte "orde barbariche". Siamo il paese in cui come ricorda Medici poteva capitare di finire in mezzo al fuoco della criminalità organizzata pure a Roma, il "bel paese" in cui molte regioni del sud sono in mano -alla volte violentissima, altre pacificatrice e securitaria- alla italianissima criminalità organizzata, ché se quelli hanno provato ad esportare democrazia noi è un secolo che si esporta mafia, modello di business e pure di politica. Insomma, è evidente che qui ci sia un problema di percezione dei problemi se di botto (Bum!, chissà che cosa l'ha fatto sto rumore? forse la tv, forse la destra, forse pure noi) sentiamo prioritario uno che ci difenda dai rom, dai rumeni, dall'uomo nero, e non si parla più di altri questioni sociali (ricchezza e povertà?).
La lettura di Medici, secondo cui stiamo perdendo familiarità con i luoghi che abitiamo e di qui la paura - al che io penso pure ai centri commerciali, che non saranno campi rom ma so' quello strano incrocio fra familiare ed anonimo- è interessante, proprio perché, a differenza di tutti gli altri politici di sinistra non si accoda ad una versione realista del problema, ma si concentra su come percepiamo quello che ci sta avvenendo. Insomma toccherebbe che a sinistra [leggi: quelli che non vogliono gli Alemanno al campidoglio e Berlusconi al governo] si iniziasse a ripensare la questione sicurezza-dagli-stranieri, non dando ragione e realtà al problema come Rutelli che aveva proposto il braccialetto elettronico per le donne, oppure liquidando il tutto, così come personalmente avevo reagito, con una roba del tipo «ha vinto la pancia della gente» e rimpiangendo le teste, come se poi le teste non impazzissero a loro volta. Fra realtà e pancia, c'è infatti la realtà della pancia (e della testa, vista la coerenza interna dei securitari, il problema è il contatto con la realtà, non l'articolazione razionale), il problema esiste nella testa delle persone, e seppur non sia "ragionevole" tutto quello che ci passa per testa e corpo però esiste, c'è. Non è che tocchi né negare il sintomo e relegarlo alla bestialità, né blandirlo e stargli dietro cercando di soddisfarlo, se pure il sintomo non ha ragione, una ragione ce l'ha, una causa -sì, qui la confusione è essenziale- e toccherebbe allora lavorare sul sintomo come sulla cause -quelle che individua Medici ad esempio-, ché la paura del buio non si sconfigge uccidendo la notte, o dicendosi semplicemente "è una cosa di pancia" "irrazionale", ma solo parlandone e riconducendola alle sue cause reali (che di per sè non sono mai il "buio"). Come si faccia tutto questo è molto semplice, una volta si chiamava politica, o se vogliamo fare gli americani "opinion-making", che riguarderebbe provare a parlare con qualcuno che si è abbastanza perso fuori dal mondo e nelle sue paure, ma mi sa che il termine è da parecchio che non si usa in questa accezione.
(l'immagine è da rododentro)
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