A tutti quelli che considerano i fatti di Verona una bravata da ragazzi annoiati;
a tutti quelli che vedono nel maschilismo berlusconiano la liberazione dalle catene del politically correct;
a tutti quelli che, contro il gay pride, dicono che non esiste nessun diritto all’esibizionismo;
a tutti quelli che liquidano il razzismo dei comizi leghisti (tipo “cacciamo bingo bongo”) come un semplice artificio retorico;
a tutti quelli che sostengono che la precarietà aumenti l’occupazione;
a tutti quelli che affermano che l’obbligo di reimpianto degli embrioni sia un modo per prevenire la deriva eugenetica;
a tutti quelli che ritengono la tortura l’unica arma contro il terrorismo;
a tutti quelli che hanno dimenticato che il ’68 è stato, prima di tutto, una battaglia di libertà.
A tutti loro, a destra e a sinistra, dedico questa citazione del grande Flavio Baroncelli:
“In sostanza, oggi la via maestra per distruggere sul piano ideologico la sinistra è il ridicolo. Le analisi critiche profonde non servono a molto: così come si impone la libertà liberista con un semplicismo che avrebbe scandalizzato Adamo Smith, allo stesso modo si può riesumare un modello umano macho, ferino, arcaico, che se la ride della balbuzie morale della sinistra.
Le accuse di bigottismo, di burocratismo, di mancanza di umorismo e di sano common sense sono l’arma migliore. Usandole, la destra fa anche appello a valori estetici e umani che noi stessi condividiamo. Sono quei valori che ciascuno di noi ha perseguito quando ha smesso di frequentare, per esempio, questo o quel bigotto leninista, questo o quel fanatico ottuso che poi entrò nelle Br, e quell’altra insopportabile pedantona che, come apri bocca, dimostra che hai commesso un crimine contro le donne [aggiunta mia: questo o quel cretino che brucia le bandiere di Israele]. E dunque accade che noi ci divertiamo e troviamo la cosa liberatoria, e non capiamo che il vero bersaglio siamo noi, la maggioranza della sinistra.”
a tutti quelli che vedono nel maschilismo berlusconiano la liberazione dalle catene del politically correct;
a tutti quelli che, contro il gay pride, dicono che non esiste nessun diritto all’esibizionismo;
a tutti quelli che liquidano il razzismo dei comizi leghisti (tipo “cacciamo bingo bongo”) come un semplice artificio retorico;
a tutti quelli che sostengono che la precarietà aumenti l’occupazione;
a tutti quelli che affermano che l’obbligo di reimpianto degli embrioni sia un modo per prevenire la deriva eugenetica;
a tutti quelli che ritengono la tortura l’unica arma contro il terrorismo;
a tutti quelli che hanno dimenticato che il ’68 è stato, prima di tutto, una battaglia di libertà.
A tutti loro, a destra e a sinistra, dedico questa citazione del grande Flavio Baroncelli:
“In sostanza, oggi la via maestra per distruggere sul piano ideologico la sinistra è il ridicolo. Le analisi critiche profonde non servono a molto: così come si impone la libertà liberista con un semplicismo che avrebbe scandalizzato Adamo Smith, allo stesso modo si può riesumare un modello umano macho, ferino, arcaico, che se la ride della balbuzie morale della sinistra.
Le accuse di bigottismo, di burocratismo, di mancanza di umorismo e di sano common sense sono l’arma migliore. Usandole, la destra fa anche appello a valori estetici e umani che noi stessi condividiamo. Sono quei valori che ciascuno di noi ha perseguito quando ha smesso di frequentare, per esempio, questo o quel bigotto leninista, questo o quel fanatico ottuso che poi entrò nelle Br, e quell’altra insopportabile pedantona che, come apri bocca, dimostra che hai commesso un crimine contro le donne [aggiunta mia: questo o quel cretino che brucia le bandiere di Israele]. E dunque accade che noi ci divertiamo e troviamo la cosa liberatoria, e non capiamo che il vero bersaglio siamo noi, la maggioranza della sinistra.”
1 commento:
massimì, me lo devo proprio comprà sto libro.
(mmazza che vita oggi il blog, e che c'è successo? mah).
ah, sì, comunque un po' è colpa nostra, ma non esageriamo che sennò diventiamo cattolici
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