(warning: tiritera in arrivo)
Ho una personale ossessione, e incaponimento conseguente, per le parole, i simboli, i miti, perché ho sempre pensato che gli uomini siano tutto tranne che agenti razionali, economici e sensati, ma piuttosto dominati - e raramente liberati- da riti, fiabe, linguaggi e strutture che non possiamo negare pena l'annegare in essi. I pochi avventori di questi blog (venghino, venghino, che il vino è buono) se ne saranno ahi loro resi conto, e la gran parte dei post, non solo miei, che ho raccolto sotto l'etichetta "se non la realtà" ha questa labile e stolta idea in comune. Oggi sono stato quindi decisamente interessato dal trovare quest'analisi di Filippo Ceccarelli sulla ministra delle pari oppurtunità Mara Carfagna, uno dei casi più scabrosi (scegliete voi il senso che volete) del nuovo governo, vero e proprio simbolo della nuova legislatura e di ciò in cui pesca il berlusconismo sempre più compiuto ed attuato- d'altronde le donne son sempre state motore immobile di ogni storia epica, di qui la loro centralità e la loro prigione. Ecco qui un taglia e cuci abbastanza libero di parte dell'articolo:
Se c'è un personaggio che meglio di chiunque altro incarna la maturità politica di Berlusconi, la sua morbida volontà di potenza, la concezione proprietaria della post-democrazia, l'aderenza ai tempi spettacolari e perfino felliniani, ebbene è Mara Carfagna. Il prevalere di una sovranità che procede per investiture; il primato della fiaba meravigliosa sulla cruda e monotona realtà; la superiorità tutta televisiva delle forme ornamentali sull'astratta prosopopea dei contenuti. Se solo si pensa che tre o quattro anni orsono questa giovane ragazza di Salerno era una delle tantissime soubrette di una delle sei o sette rete televisive che contano, e ora è stata posta alla guida di un ministero, beh il caso Carfagna dimostra come mi minimo che qualcosa si è rotto, qualcosa è cambiato nell'universo del comando.
Berlusconi si è sempre presentato come colui che voleva rompere con "i vecchi riti della politica", ed il caso della bella ed il cavaliere (cacchio, il "cavaliere") mi sembra emblematico di quali vi abbia sostituito. Si è detto che nell'ultima campagna Berlusconi abbia abbandonato l'idea del sogno, struttura essenziale della sua prima scesa in campo, e che abbia iniziato ad essere "realista", ad annunciare e prevedere crisi economiche da gestire, eppure l'impalcatura è rimasta, la fiaba è ovunque. Questo governo in cui, oltre Tremonti, non esistono altre figure di spicco (fuori i Formigoni, i Fini, i Pisanu, ovvero i pochi con qualche rilevanza personale) è stato definito come profondamente berlusconiano come non mai, dunque siamo dinanzi ad un Re che tutto dispone e che si è impegnato ad elargire i vari ruoli. Le sue varie battute maschiliste nella campagna elettorale («nel gruppo di Forza Italia vige lo ius primae noctis», «le donne ci piacciono di facili costumi») andavano proprio in quel senso, di rinforzo al sogno fiabesco ed ai rituali del sovrano che tutto può. La Carfagna in questo senso, a proposito di Fellini citato da Ceccarelli, sembra un'incarnazione estremamente articolata della Saraghina di 8½, o Gradisca di Amarcord, e di una principessa dei bei tempi. Mi pare dunque che abbia ragione Ceccarelli ad evidenziare «la superiorità tutta televisiva delle forme ornamentali», forse ancora più letteralmete di quanto egli creda. I problemi tirati fuori in campagna elettorale, dalla bellezza delle donne di destra fino alla famigerata questione sicurezza, sono "formali", non sono contenuti -seppur certamente li veicolino- ma modi di presentazione e articolazione della realtà, che la selezionano ad uso e consumo. L'amico Massimo, che ora è tornato qui sotto a scrivere per il blog, spesso mi ha detto che lo scuotere il problema sicurezza altro non è che un porre una diversa priorità ad un problema che, se esiste, c'è sempre stato, fra anni di piombo, mafie e camorre, una mossa quindi che ha quindi cambiato la nostra struttura politica, e devo dire che qui son d'accordo con lui e forse quello che sto provando a dire va proprio in questo senso.
Berlusconi stesso è una grossa struttura -così come strutturale è il suo conflitto d'interessi- che ha permesso a contenuti vecchi (il fascismo di An, il leghismo di Bossi così come altre istanze retrive e reazionarie) di riguadagnare la platea, di svolgere vari ruoli (Bossi forse è il buffone di corte? in parte, insieme a Schifani o Bondi), e presentarsi come vincenti. Bisogna opporsi dunque a queste fiabe, l'alternativa non è però un'uscita dalle strutture per un ipotetico approdo alla realtà vera, lo psicanalista Lacan, dinanzi ad uno studente francese che nel '68 affermava «Io sostengo che è fuori che bisogna andare a cercare i mezzi per buttare all'aria l'Università», rispose «Ma fuori da cosa? Perché quando uscite di qui diventate afasici? Quando uscite, continuate a parlare, di conseguenza continuate ad essere dentro. Le strutture camminano per strada». L'alternativa è semmai trovare nuove fiabe -il comunismo, utopico o scientifico che fosse, è sempre stata una grande narrazione, con buoni e cattivi, aiutanti e belle in pericolo da salvare-, nuovi miti e riti (nell'Olimpo del Pd c'erano cose e personaggi ridicoli), altre serie televisive (no, Walter, non Happy Days che tanto ami), che in qualcosa toccherà prima o poi credere e vivere. A.A.A. Cercansi proposte.
10 maggio 2008
Berlusconi, le fiabe e la Carfagna
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2 commenti:
Una tiritera ben accetta.
La Carfagna viene da Salerno! Yuppyy
Le ragazzine sognano di diventare vallette.. oggi nessuno può dire che questo non sia un incarico di responsabilità, almeno a lungo termine!
La medaglia se l'è guadagnata sul campo, procedendo tra le linee nemiche in ginocchio.
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