un invito ai surrealisti, gli astrattisti, gli iperrealisti, i classicisti, i dadaisti, gli edonisti, i monadici, gli atonali, gli espressionisti, perché “che meta hanno le nostre passeggiate se non la realtà?”.
31 ottobre 2008
Diario del vostro blogger infiltrato al festival del film di Roma 2008 - giorno 8
8° giorno Mercoledì 29 Ottobre
Si parte con Kill Gil volume 2 e 1/2, il documentario lascito di Gil Rossellini, figlio di Roberto. Colpito quasi quattro anni fa da un infezione fulminante e rarissima che lo ha paralizzato alle gambe, oltre che avergli devastato l'organismo dopo averlo ridotto per oltre un mese in coma. Non ho visto i due precedenti volumi, che hanno girato per festival e ottenuto discreta visibilità, questo purtroppo è in tragica continuità con entrambi, visto che continua il calvario di ospedali, decine di operazioni, dolori tremendi. Già il secondo volume voleva essere quello del ritorno alla vita normale, al suo mestiere di regista di documentari dopo una vita "avventurosa" che lo aveva portato a suonare come musicista professionista, a fare il corridore automobilistico e viaggiare il mondo. Purtroppo nè il secondo volume né questo secondo e mezzo raccontano il suo aspicato ritorno ad una forma di normalità, quest'ultimo si conclude il giorno prima della sua morte, il 3 ottobre scorso-lui stesso ne stava montando una versione ovviamente diversa. Questa stessa serata, con molti familiari, amici e medici presenti, era stata pensata e voluta da Gil stesso, ed il documentario doveva raccontare tutt'altro, ma purtroppo il grave peggioramento a fine agosto, l'amputazione della gamba successiva, hanno fatto sì che non ce l'abbia fatta, ed in sala c'era questo senso profondo di lutto, di mancanza. E' un documentario-diario molto tosto, sincero e mai retorico, con sprazzi di ironia commovente -quando decide di battezzarsi commenta con la sua voce malferma «non è questo il luogo per dare spiegazioni» e parte in sottofondo la musica di Jesus Christ Superstar-, con un montaggio alternato fra ospedali e festival del cinema, da Maiori a Doha, in Qatar, invitato al festival di Al Jazeera.
Nell'ultimo anno e mezzo riesce anche a produrre il suo primo lungometraggio in HD, quello di un concerto della Dizzy Gillespie Jazz Band. Un uomo così determinato in vita mia non l'ho quasi mai visto, lucidissimo, con una voglia di vivere in pieno incredibile, che progettava il suo futuro come "attivista radicale per i diritti dei disabili", che sperava ardentemente che Tarantino gli facesse causa. Mostra anche senza remore, ma senza indulgere, alcune delle sue 45 operazioni in tre anni e mezzo, scene forti, tant'è che in sala sono svenute due persone, ma non si riusciva ad interrompere la proiezione ed accendere le luci per stupidità di un'organizzazione pessima.
Gil Rossellini ci mostra anche quando si trova lui stesso a decidere se amputare la propria gamba quasi cancrenizzata, il tutto in maniera molto schietta, molto secca e netta, catturato in qui precisi momenti, ma con una voce dal di fuori che se possibile era ancora più asciutta. Quando gli chiedono, mi pare in un'intervista televisiva, il perché abbia fatto tutto questo, questi tre film, racconta come al risveglio dal coma trovò la sua telecamera sul comodino, ed inizio a riprendere ciò che vedeva.
«Perché l'ho fatto? Perché sono un documentarista e non potevo non fare un documentario sulla cosa più interessante che mi fosse capitata»
Lo vediamo per l'ultima volta in carrozzina, con un gamba in meno ma un gran sorriso mentre gioca in un parcheggio, il giorno prima della sua morte. Sui titoli di coda scorre la sua esibizione alla libreria Bibli di Roma, dove in duo con un altro chitarrista suona Wish You Where Here.
1 commento:
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