Mentre l’Italia è spaccata [o forse spacciata] fra Ruini e Della Valle, io, irresponsabilmente, me ne sono stato a sentire dueoreetrentacinque di ottoni macedoni, alias la Kočani Orkestar. Ed ho dimenticato le beghe e le crepe, l’ultima riva e la deriva, saltellando e vibrando come una pelle di tamburo.
I due italo-sardo-jazzisti Paolo Fresu ed Antonello “genioautodidatta” Salis erano della serata –come si dice in gergo. Rispettivamente con tromba/flicorno elettronizzati e pianoforte/fisarmonica si divertivano come dei sardi a improvvisuonare sul fraseggio ritmico compulsivo delle musiche balcanico-macedoni, che Bregović ci portò riarrangiate anni fa “saccheggiandole” alla grande tradizione slava [alcuni della Kocani suonarono nella ost de Il tempo dei gitani].
L’Orkestar è stata aspra e vitale, sempre intessuta da un sottotraccia zingaresco malinconico, con quelle note zigrinate a cadere l’una sull’altra a perdifiato senza perdere però uno strano lirismo. Salis al piano preparato dissonava, armonizzava iper-aperto e diventava percussionista efferato, Fresu si mischiava volentieri all’Orkestar, per poi svolazzare o mettersi a dialogare con questi precisissimi strumentisti tutto istinto ed estrosità.
Ed io ho goduto come un sardomacedone per dueoreetrentacinque , ed ancor di più nel finale del finale, quando l’Orkestar è scesa in platea e ci ha un fatto un paio di pezzi –fra cui una purissima perché ruvida Kalashnìkov- lì per lì, da vera grandissima banda. Ho ballato e saltato come un pistone di un basso tuba.
Il cd della Kočani con Fresu e Salis costa 8 euro, edizioni il manifesto cd,
vedete un po’ che dovete fà.
seguirà, di qui a pochi giorni, proposta di vacanza a tema
2 commenti:
Ka-la-shnìkov Ka-la-shnìkov Ka-la-shnìkov ....
me-se-cì-na, me-se-cì-na
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